14.2.13

Verona, 13 febbraio 2013.

A seguito dell'aggressione fascista avvenuta il 12 febbraio all'interno dell'università di Verona durante il dibattito con la storica Alessandra Kersevan, riteniamo fondamentale non tanto fornire il resoconto completo dei fatti, quanto sottolineare alcuni aspetti della vicenda.

La sostanziale continuità tra l'azione istituzionale e quella squadrista. L'accondiscendenza alle pressione politiche dimostrata dal Rettore nelle dichiarazioni per mezzo stampa, ha contribuito alla costruzione pubblica di un nemico contro cui scagliarsi, legittimando di fatto l'aggressione squadrista nei confronti dei partecipanti all'evento.

La rete nera. Impressionante la facilità con cui la propaganda di gruppuscoli di estrema destra è arrivata ad esercitare forti pressioni politiche su alte cariche amministrative e accademiche, grazie a una già consolidata rete politica di matrice culturale fascista, fino a costringere un rettore a revocare l'aula precedentemente concessa per un'iniziativa legittima.

L'asservimento della stampa locale al potere politico. Il clima che è stato creato ad arte attraverso articoli superficiali, faziosi e diffamatori risponde a dinamiche prettamente politiche estranee agli interessi scientifici della ricerca storica.

Il disordine. Denunciamo l'incompetenza e l'irresponsabilità di chi aveva il compito di gestire la difficile situazione venutasi a creare, data la presenza di militanti fascisti armati all'interno dell'Ateneo. Riteniamo direttamente responsabili: il Rettore Alessandro Mazzucco, per aver rifiutato qualsiasi confronto con gli studenti ed essersene lavato le mani; il direttore amministrativo Antonio Salvini, per aver ordinato di staccare l'elettricità, lasciando al buio un intero piano del Polo Zanotto, compresa l'aula disabili, aggravando la situazione di pericolo per studentesse e studenti; le forze di polizia per aver grossolanamente sottovalutato la minaccia.

L'imbarazzante assenza di qualsiasi comunicazione ufficiale di scuse per l'accaduto, da parte del mondo accademico veronese tutto, nei riguardi della ricercatrice Alessandra Kersevan, delle studentesse e degli studenti presenti in aula e negli altri spazi universitari. L'unico a salvarsi dall'imbarazzo è stato il dipartimento TeSIS che oggi ha preso una ferma presa di posizione su quanto accaduto: "Il Consiglio di Dipartimento del Dipartimento “Tempo Spazio Immagine e Società” (TeSIS), riunito il 13 febbraio 2013 ha approvato a maggioranza (con 34 voti favorevoli 2 contrari e 4 astenuti) la seguente mozione:
In merito a quanto accaduto nella giornata del 12 febbraio c.m., il CdD  del Dipartimento TeSIS ribadisce la propria convinzione che l’Università debba essere una sede di confronto e di dibattito aperto, senza preclusioni e senza censure. Di conseguenza condanna con forza l’aggressione di matrice squadrista messa in atto da elementi esterni all’Università contro un seminario promosso da alcuni collettivi studenteschi.  Per quanto provocatorie le idee debbono essere sempre oggetto di confronto, anche acceso, ma non motivo di aggressione e sopraffazione.
Per quanto riguarda i locali di “Spazio Zero”, di pertinenza del Dipartimento TeSIS, si ritiene che quanto è accaduto non possa essere usato come pretesto per negare agli studenti responsabili delle attività culturali in oggetto la disponibilità di un luogo – aperto a tutti - di riunione e di confronto."

La paradossale, infame, ingiustificata rappresaglia delle istituzioni accademiche nei confronti di Spazio Zero, un'aula autogestita aperta a tutte le studentesse e tutti gli studenti che da circa due anni è attraversata da partecipate attività culturali. Il ripetuto tentativo di demonizzare l'aula dipingendola come laboratorio di chissà quali estremismi è un'accusa ridicola che cade davanti agli occhi di chiunque frequenti l'università.

Pretendiamo le scuse ufficiali del rettore alla storica Alessandra Kersevan, accompagnate dall'invito a ritornare all'università di Verona quanto prima, per poter finalmente tenere l'incontro interrotto dalla violenza. 

Pretendiamo che, come da statuto d'Ateneo, sia realmente interdetta l'università ai gruppi di matrice fascista.

Auspichiamo una collettiva presa di coscienza. Episodi come questo rafforzano la convinzione che ora più che mai sia necessaria una costante e condivisa pratica antifascista, dentro e fuori le università, luoghi di un sapere che non può essere che critico e impegnato.

Ogni spazio all'autogestione. Nessuno spazio al fascismo.

Assemblea studentesca del 13 febbraio.

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